#01 Non moriremo tutti (forse). In che senso? 💀
Perché questo nome? Perché questo spazio? E perché parlare di qualcosa di cui sembra che nessuno voglia parlare?
Fate un esperimento: alla prima cena tra amici provate ad introdurre l'argomento morte e vedrete che nel giro di pochi minuti qualcuno vi chiederà di cambiare discorso.
Fatto? Grande prova! Avete appena attentato all’umore della tavolata e, al contempo, avete avuto la conferma che la cosa di cui gli esseri umani parlano di meno è l'unica cosa che davvero li riguarda tutti!
Un taboo, ma non per tutt*
La morte è oggi, per l’Occidente, il taboo dei taboo, ma non è stato sempre così. Forse può sembrarci strano, ma questa sorta di rimozione non è una caratteristica propria dell’essere umano.
E avere paura della morte non è un passaggio inevitabile: sono milioni, nel mondo, le persone che vivono la morte in un modo diverso.
Certo sembra impensabile per i nostri occhi affaticati dalle luci blu degli smartphone e replicati malamente dai visori AR.
Eppure eravamo partiti bene!
Nel corso della storia l'umanità ha esplorato la morte attraverso innumerevoli lenti: religiose, filosofiche, artistiche. Ci siamo chiesti cosa ci fosse oltre,e poi abbiamo smesso, lasciando diventare la morte il simbolo del fallimento della società del benessere.
L’abbiamo confinata lontano da noi. Abbiamo smesso di renderla esperienza. Già solo 60/70 anni fa, anche i bambini avevano modo di confrontarsi con il morire, si moriva a casa. Oggi quanti di noi hanno anche solo visto il corpo senza vita di qualcuno?
Le persone si trovano a morire da sole, in ospedali o case di cura. E così arriviamo totalmente impreparati sia al nostro momento, sia a quello delle persone che amiamo.
Le cose stanno però lentamente cambiando, anche come lentissima risposta al trauma ancora sommerso della pandemia.
Un viaggio fatto di tante domande e poche risposte
Perché dunque una newsletter che parli di morte? Beh, perché parlarne è scomodo e a me stare scomodo piace parecchio.
E poi perché in questo mio personalissimo percorso di avvicinamento a questi temi ho iniziato a farmi l'idea che è molto probabile che, al contrario di quello che grida Jennifer Lawrence in Don’t Look Up, non moriremo tutti. Non proprio.
Certo, il forse è d'obbligo.
Il mio è un percorso del tutto work in progress.
Per ora ci sono tante cose che mi fanno propendere verso l'idea che qualcosa ci sia stato prima e che qualcosa ci sarà poi. Intuizioni, letture, riflessioni che vorrei condividere e analizzare in questo spazio. Non ho delle vere risposte, sono ancora pieno di domande, e credo che alla fine il bello sia proprio questo.
Parlare di morte, per me, vuol dire parlare di vita.
Vuol dire interrogarsi su quel territorio al confine tra due parole che ci sembrano così distanti. Vuol dire interrogarsi su cosa c’è dopo il morire.
Ma non solo: esorcizzare la morte è per molti anche ispirazione creativa, è movimento, è cultura pop, è economia.
Tutto questo e molto altro vorrei fosse questa newsletter.
Get Inspired
Questo spazio nasce per condividere la mia curiosità, il mio viaggio appassionato nel cercare, pronto anche ad essere messo in discussione, ad un confronto che possa essere costruttivo, alla ricerca di un metodo diverso.
Questo argomento è come se fosse stato lasciato in disparte e in esclusiva nelle mani di chi professa culti o di esponenti del mondo esoterico.
Non è facile parlare di morte, di quello che ci potrebbe essere dopo, su un piano spirituale, ma laico. Questo è il mio scopo.
Grazie a chi ha deciso di essere qui fin dal primo istante.
La prima vera domanda a cui dovremo rispondere è se sarò in grado di mantenere, per una volta, un impegno come quello di una newsletter. Ma proverò a mandare aggiornamenti ogni 2 settimane!
Se sei arrivat* qui per caso, per supportarmi, puoi iscriverti e puoi suggerire a qualcun altr* di fare altrettanto.
Se ti va lascia un commento!
E per quell* più valoros* ho preparato un sondaggino che può aiutarmi a costruire meglio le prossime puntate.
Piccolo disclaimer
Leggerenza non è e non vuole essere in alcun modo superficialità.
Il rispetto per le singole storie di perdita e di dolore non verrà mai meno.
Questo vuole essere uno spazio aperto di scambio, consapevolezza e curiosità.
Il viaggio è un work in progress.
Se qualcosa non è perfetto, be kind.
Morta per Jlaw!
Grazie, "fratello" Paolo.
Se ti andrà di guardare questo video, penso capirai perché: https://vimeo.com/user147093261/memento?share=copy
Ah, consiglio non richiesto: leggiti "The comfort crisis", c'è un intero e magnifico capitolo dedicato alla morte e al modo in cui l'argomento viene trattato in Bhutan, non a caso uno dei Paesi più felici a. mondo.