#04. Dalla morte si può tornare! đ (1 di 2)
Cosa sono le Near-death experience e cosa ci fanno capire?
La âpuntataâ precedente di questa newsletter si chiudeva citando un documento che per me è molto interessante: il Manifesto per una scienza Post Materialista, al suo interno ci sono riferimenti alla fisica quantistica, fenomeni PSI (fenomeni extrasensoriali come la precognizione) e le NDE, le near death experience. Oggi vorrei parlare proprio di questâultime.
Le NEAR DEATH EXPERIENCE, se ci affidiamo alla definizione di Wikipedia, sono fenomeni descritti da soggetti che hanno ripreso le funzioni vitali dopo aver sperimentato condizioni che in genere portano al decesso, come lâarresto cardiocircolatorio o lâencefalogramma piatto, oppure da soggetti che hanno vissuto lâesperienza del coma.
Gli scienziati che hanno firmato quel documento sostengono che lâattivitĂ mentale cosciente può aver luogo in condizioni di morte clinica e che alcuni soggetti hanno descritto percezioni reali e dimostrate, perchĂŠ coincidenti con la realtĂ .
Ă bene notare che lâattivitĂ elettrica del cervello svanisce pochi secondi dopo lâarresto cardiaco. Per medici e ricercatori che credono nelle NDE, queste percezioni sono dunque la prova che cervello e mente, al contrario di quello che molti pensano, non coincidono. E quella mente, per facilitĂ , la potremmo chiamare coscienza.
Ricerche alla mano
Fino a 50 anni fa le ricerche sulle near death experience non erano viste di buon occhio.
Bruce Greyson, professore emerito di psichiatria e scienze neurocomportamentali presso la scuola di medicina dell'UniversitĂ della Virginia, e uno dei massimi esperti di NDE, in unâintervista per Big Think spiega che quando ha iniziato a presentare le sue ricerche, alle conferenze mediche, andava incontro ad un silenzio educato, mentre oggi, non è raro che i colleghi in sala intervengano per condividere le loro esperienze.
Il professor Greyson ha iniziato a studiare questi fenomeni quando si è imbattuto in prima persona in un episodio che allâepoca gli era sembrato inspiegabile.
Ha da poco iniziato il praticantato quando una sera, mentre è in mensa, lo chiamano per andare a visitare una paziente che in quel momento era in overdose al pronto soccorso.
Trafelato, gli scivola la forchetta che gli macchia la cravatta.
Non riesce a pulirla, quindi decide di coprire la macchia con un camice, scende al pronto soccorso per visitare la paziente che era completamente incosciente. In unâaltra stanza ad attenderlo câera la coinquilina di quella paziente, si ferma a parlare con lei per circa 15-20 minuti, e siccome faceva parecchio caldo e non c'era aria condizionata, si slaccia il camice per non sudare troppo, esponendo la macchia di sugo. Poi torna dalla paziente, ancora incosciente.
La mattina seguente, torna dalla paziente, finalmente ristabilita e si presenta, ma lei lo ferma dicendo: "So chi sei. Ti ricordo dalla sera scorsa". Sorpreso ribatte: "Beh, pensavo fossi incosciente quando ti ho visto ieri sera". Lei lo guarda e specifica: "Non nella mia stanza. Ti ho visto parlare con la mia coinquilina in fondo al corridoio". A quel punto Greyson è molto confuso, cosÏ lei inizia a raccontare nel dettaglio la conversazione che aveva avuto con la sua coinquilina, dove erano seduti, di cosa stavano parlando e conclude dicendo: "avevi una cravatta a righe con una macchia rossa". Questo dettaglio lo sorprende molto. Non sapeva come gestire la situazione e non riusciva a trovare una ragione logica, una spiegazione su come potesse sapere di quella macchia di salsa di spaghetti. Nessuno l'aveva vista se non la coinquilina, con cui non aveva parlato da quando era arrivata in ospedale.
Da questa curiosità prende il via uno studio che ha raccolto oltre mille casi di esperienze di pre-morte. Greyson si rende rapidamente conto che le storie erano sempre molto simili tra loro. Si è occupato anche degli eventi fisiologici attorno all'esperienza di pre-morte, i tratti psicologici degli sperimentatori e cosÏ via, cercando di trovare una qualche spiegazione logica per questi fenomeni.
La maggior parte di noi è educata a pensare che la mente sia ciò che fa il cervello.
Che tutti i nostri pensieri, sentimenti, percezioni e ricordi siano creati dal cervello. Tuttavia, questa non è tutta la verità .
Abbiamo centinaia e centinaia di esperienze che si verificano durante un arresto cardiaco o una profonda anestesia, quando sappiamo che il cervello non è in grado di funzionare abbastanza bene da creare pensieri, sentimenti e ricordi complessi.
Greyson spiega come la maggior parte delle esperienze di chi sperimenta le NDE siano incredibilmente vivide, i sensi di queste persone sono amplificati e spesso riferiscono di aver udito suoni mai sentiti e di aver visto colori mai visti prima.
Una persona mi disse: "Ă come cercare di disegnare un odore con un pastello".
Queste sensazioni restituiscono all'esperienza un senso di realtĂ molto piĂš del reale. Molto piĂš reale di questo stesso mondo.
La ricerca di Pim Van Lommel
Ovviamente Greyson non è lâunico scienziato ad aver studiato le NDE.
Uno dei ricercatori piÚ quotati a livello mondiale è Pim Van Lommel, cardiologo olandese. La sua ricerca è stata pubblicata su The Lancet, una delle riviste scientifiche piÚ prestigiose al mondo.
Il cardiologo olandese spiega come, dopo aver ascoltato migliaia di pazienti, e dopo gli studi scientifici condotti sui sopravvissuti ad arresto cardiaco, sia giunto all'inevitabile conclusione che la morte non è la fine della coscienza, ma solo un cambiamento di stato di coscienza.
Lo studio olandese partĂŹ su larga scala nel 1988, coinvolgendo 10 ospedali olandesi. Tutti i pazienti sopravvissuti ad un arresto cardiaco, ma dichiarati âclinicamente mortiâ erano inclusi nella ricerca e sono stati raccolti dati di tutti prima, durante e dopo la rianimazione. Dal 1988 al 1992 furono studiati 344 pazienti, 62 di loro riferirono di aver avuto unâesperienza di premorte.
Studiando i dati in loro possesso, provarono a cercare una spiegazione per il fatto che solo alcuni ricordavano cosa era successo durante quel periodo di incoscienza, ma non câerano differenze. Il grado di mancanza di ossigeno al cervello era irrilevante, non era legato alla gravitĂ del trauma, nemmeno ai farmaci usati, nĂŠ le cause psicologiche, come per esempio avere o meno paura della morte.
Non solo. Vi ricordate il racconto della paziente in overdose che aveva avuto una sorta di esperienza fuori dal corpo, ed era stata in grado di raccontare quello che il medico aveva detto alla sua coinquilina? Anche van Lommel ha registrato diverse prove oggettive di questo tipo e su 93 testimonianze di percezioni extracorporee, il 90% sono risultate accuratissime.
Una ricerca recente
Ha fatto molto parlare di sĂŠ anche una ricerca piĂš recente. Siamo nel novembre 2022 e nel corso di una conferenza scientifica dellâAmerican Heart Association viene presentato uno studio di un team di ricercatori della Grossman School of Medicine della New York University, guidati da Sam Parnia, direttore di ricerca in rianimazione cardiopolmonare.
Lo studio ha esaminato 567 persone sottoposte a rianimazione tra il 2017 e il 2020, monitorandone lâattivitĂ cerebrale nascosta durante e dopo la rianimazione.
Soltanto 53 persone su 567 sono sopravvissute alla rianimazione, 28 hanno risposto alle successive interviste e 17 hanno riferito percezioni o ricordi di quel momento delicato. La maggior parte delle 53 persone sopravvissute ha mostrato un EEG âpiattoâ durante la rianimazione, dimostrando che lâattivitĂ cerebrale e un certo grado di coscienza possono ancora esistere anche quando parametri solitamente monitorati in fase di rianimazione cardiopolmonare indicano che il paziente è clinicamente morto.
Cosa si vede durante una NDE
Ma cosa si vede durante unâesperienza di premorte? Intervistato da Repubblica Pin Van Lommel spiegava
âUna premorte può essere definita come il ricordo di una serie di impressioni vissute durante uno speciale stato di coscienza, con diversi elementi comuni: un'esperienza fuori dal corpo, sensazioni piacevoli, la visione del tunnel, della luce, dei propri cari defunti, il passare in rassegna la propria vita, e il ritorno cosciente nel corpo.
Pim Van Lommel spiega che circa il 4% della popolazione occidentale avrebbe sperimentato questo tipo di esperienze, stiamo parlando quindi di circa 2,5 milioni di italiani.
Anche di questo vi parlerò nella prossima newsletter, câè ancora tanto da dire sulle NDE, per cui alla prossima!
Piccolo momento RECLAME.
MartedÏ è uscito un podcast a cui tengo molto, a cui ho lavorato come autore. Si chiama VIVO Confessioni nella tempesta.
Si tratta del racconto autobiografico della vita di Diego Dalla Palma. Tra le altre cose, Diego, racconta anche della sua esperienza del coma e della sua near death experience.
Lo trovate su Amazon Music, Spotify e Apple Podcast.
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Il rispetto per le singole storie di perdita e di dolore non verrĂ mai meno.
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