#09 Entro il 2050 potremmo essere immortali ♾️
L'uomo da sempre insegue l'immortalità. E ora sembra essere a portata di mano. Un sogno? O forse un incubo?
Nel numero precedente abbiamo parlato di ibernazione, e di come per qualche giorno sia tornata di gran moda sui quotidiani nazionali. Per chi è arrivato solo ora basta cliccare qui per recuperare tutti i numeri precedenti.
L’ibernazione è uno dei tanti tentativi che l’uomo ha da sempre attuato per provare a sconfiggere la morte. Perché di questo si tratta.
Se ci pensate, spesso, per parlare di morte, usiamo termini bellici. Addirittura alcuni malati vengono chiamati “guerrieri” che devono mettercela tutta per sconfiggere un brutto male.
Come se le persone che non “riescono a sconfiggere” una malattia, fossero in qualche modo colpevoli di essersi “arresi”.
Ecco, la nostra paura della morte e la cultura della nostra società votata al benessere che fa di tutto per cercare di rimuovere la morte, portano anche a questo.
Ecco perché credo che trovare nuovi spazi e modalità per parlare di morte sia non solo utile, ma doveroso.
Oggi parliamo dell’antitesi. Parliamo dell’immortalità.
Nel 2050 i cimiteri non serviranno più?
Alcuni scienziati e futurologi sono convinti che l’immortalità sarà presto una realtà. Alcuni posizionano questo avvenimento intorno al 2030, mentre altri, più prudenti al 2050.
Le strade, per riassumere, sono due: una per così dire biologica, una “vera” immortalità, l’altra più legata alla nostra coscienza, che potrebbe essere “caricata” in cloud e potrebbe a quel punto abitare androidi diversi per l’eternità.
Esiste una organizzazione nonprofit che si chiama The 2045 Initiative, che si occupa di creare un network di ricercatori uniti dallo scopo di prolungare quanto possibile la vita.
Ci sarebbe da chiedersi cosa intendano per vita, visto che la loro attenzione sembrerebbe dedicata alla creazione di emulatori del cervello e di cyborg per permettere - cito testualmente “il trasferimento della personalità di un individuo a un supporto non biologico più avanzato”.
Ma quando si parla di immortalità, non si parla solo di questa mezza truffa tecnologica. L’uomo, grazie alla ricerca, si starebbe avvicinando davvero al sogno della nostra intera civiltà.
L’elisir di lunga vita nella storia
Se vi sembra un sogno strano, facciamo un passo indietro.
Perché da quando abbiamo traccia di noi è stata questa la ricerca che più ha mosso l’umanità.
Il primo poema mai scritto, rinvenuto nel 1852 in Iraq e risalente al 2100 a.C parla di un uomo, un re, che prende coscienza della propria mortalità e inizia una ricerca infruttuosa per superare la morte.
I greci avevano provato a metterci in guardia, qualche secolo più tardi, con il mito di Titone, un uomo bellissimo che viene rapito da Eos, la dea dell’alba. Con lei ebbe due figli. A quel punto Eos chiede a Zeus di donare al suo amato l’immortalità, ma purtroppo si dimentica di richiedere anche l’eterna giovinezza, così il povero Titone viene condannato a diventare vecchio in modo assurdo, arrivando ad essere totalmente privo di forze. Non gli rimase che chiedere a Zeus di essere per lo meno tramutato in cicala. Cosa che il dio gli concesse. E così è possibile che Titone, sia ancora in giro da qualche parte sotto forma di cicala.
Qui Shi Huangdi, primo imperatore della Cina, intorno al 230 a.C., avrebbe dovuto ascoltare questo mito greco. Pare infatti che l’imperatore, una volta diventato vecchio, divenne ossessionato dalla paura della morte. Iniziò a visitare continuamente l’isola di Zhifu, dove si diceva esistesse una montagna dell’immortalità, inviò inutilmente spedizioni a cercare la leggendaria terra Penglai, dove pare vivesse una popolazione di immortali, ma soprattutto chiese a medici e alchimisti di preparargli l’elisir di lunga vita. Cosa che fecero. Per sua sfortuna quell’elisir era a base di mercurio e fu proprio quello ad ucciderlo!
Di sicuro oggi è un bel business!
Per quello che sappiamo nessuno ad oggi è mai riuscito a vivere più di 122 anni. Il record spetterebbe ad una donna francese, di nome Jeanne Calment. Secondo un recente studio però il corpo umano avrebbe un limite assoluto che si colloca tra i 120 e i 150 anni.
Oltre questo tempo il nostro sistema non avrebbe più alcun modo di resistere allo stress di infezioni e malattie, portando a morte imminente.
Tutto questo sarebbe risolto già entro il 2030, per nostra fortuna non dal mercurio, ma dai nanobot, macchine sintetiche di dimensioni nanometriche costituite da DNA e proteine, potenzialmente in grado di essere inserite nel flusso sanguigno con il compito di distruggere agenti patogeni, rimuovere detriti, liberare il corpo da coaguli, ostruzioni, tumori, di correggere il DNA fino ad arrivare ad invertire il processo di invecchiamento.
Stavolta è proprio il caso di dire: NON MORIREMO TUTTI!
La cosa più affascinante è che secondo numerosi futurologi, siamo ad una manciata di anni dalla “singolarità tecnologica” cioè un punto nello sviluppo di una civiltà in cui il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani.
In pratica tra qualche anno, se l’uomo dovesse incredibilmente finirla di farsi saltare in aria con inutili guerre, potrebbe avere davanti a sé un progresso tecnologico così rapido e dirompente che le nostri menti oggi non riescono nemmeno ad immaginare la velocità di quel tipo di evoluzione.
Non stupisce dunque il grado di investimenti economici che ci sono dietro tutto questo mondo. Che, al di là dell’immortalità, sicuramente contribuirà ad aumentare l’aspettativa di vita, a risolvere malattie e inutili sofferenze. E queste sono ottime notizie.
Nel 2021 sono stati quasi 10 i miliardi investiti in questo tipo di ricerche e le cifre sono in costante ed esponenziale aumento.
Solo per citarne una, nel 2013 Google ha fondato Calico, un’azienda indipendente di ricerca e sviluppo nel campo delle biotecnologie con l'obiettivo di combattere l'invecchiamento e le patologie correlate. Il nome Calico è un'abbreviazione di "California Life Company".
Gli analisti della Bank of America, entro il prossimo anno, si aspettano un boom di tutto il mercato dell’anti-aging, definendolo una sorta di miniera d’ora per gli investitori. Si attende infatti, a livello globale, un boom che toccherà i 610 miliardi di dollari.
Le conseguenze dell’immortalità
Ma l’immortalità ce la potremmo permettere?
Mi piace davvero pensare e sperare di vedere un progresso così veloce da aprire mille scenari inimmaginabili, ma saremmo davvero in grado di gestirli? E un conto è migliorare la nostra qualità della vita, azzerare le malattie, aumentare l’aspettativa di vita, un altro è cancellare la morte.
Proprio in quest’ottica ho provato a giocare un po’ con CHATGPT chiedendo cosa succederebbe se dal 2030 al 2130 non morisse più nessuno.
Partendo dal principio che la popolazione media cresce circa dell’1,2% all’anno, con le dovute proporzioni, nel 2130, senza morti, secondo la sua stima, arriveremmo a sfiorare i 22 miliardi di esseri umani. Quasi tre volte l’attuale popolazione mondiale.
Solo in Italia, se dal 2030 al 2130 non morisse più nessuno saremmo circa 171milioni. E l’immagine qui sopra dovrebbe mostrare un tranquillo mercoledì pomeriggio del 2050 a Milano.
Iniziano qui i problemi. ChatGpt è stata abbastanza ottimista e considerando che saremmo tutti in ottima salute, ha ipotizzato una riduzione delle spese sanitarie al 70%, al contrario la spesa pensionistica passerebbe da circa 300 miliardi a 870 miliardi all’anno, più che raddoppiando, e sarebbe destinata a crescere esponenzialmente tanto che, cito ChatGpt “questo richiederebbe riforme sostanziali, come l'aumento dell'età pensionabile, la modifica dei criteri per le pensioni, o l'implementazione di sistemi di finanziamento alternativi per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico e ritardare il collasso”.
Badate bene, parla di ritardare, non evitare.
Oggi, secondo le stime, in Italia esiste circa un’abitazione ogni 2,4 persone. Questo vuol dire che dalle attuali 36 milioni di abitazioni, dovremmo costruire almeno altre 30 milioni di nuove case solo in Italia.
Ma torniamo a livello globale: l’attuale tecnologia non è in grado di produrre energia sufficiente per così tanti esseri umani. La disponibilità di acqua dolce è limitata e la proiezione mostra già oggi un consumo insostenibile. La produzione alimentare sarebbe al collasso, nulla potrebbe nemmeno la farina di insetti.
Già oggi consumiamo ogni anno le risorse pari ad oltre un pianeta Terra e mezzo (1,75 per l’esattezza). Se fossimo immortali, ogni anno, solo nei primi cento anni consumeremmo quasi cinque volte in più le risorse che ci possiamo permettere.
Non è ironico? Questo vuol dire che, se tutto rimane com’è oggi, l’immortalità ci ucciderebbe e ci farebbe estinguere!
Ma saremmo almeno felici?
Dai pensiamo positivo! Mettiamo che nei prossimi 6 anni non solo saremo in grado di trovare la risposta medica alla nostra mortalità, ma saremo in grado anche di avere stili di vita rispettosi delle risorse del nostro Pianeta, energia pulita, acqua e cibo per tutti e dei governi super intelligenti e lungimiranti in grado di fare riforme e guardare avanti.
Ma saremmo almeno felici?
Secondo CHATGPT no. Invece di dedicarci alla possibilità di accumulare conoscenze e competenze illimitate e a godere del tempo per esplorare passioni e interessi, saremmo colpiti da noia ed apatia, perché la mancanza di una fine potrebbe far perdere di significato le nostre azioni e i nostri obiettivi. Prevede un incremento dei problemi di salute mentale e stagnazione sociale dovuta alla mancanza di ricambio generazionale.
Paradossalmente infatti la società diventerebbe meno dinamica e innovativa, con un predominio delle vecchie generazioni su quelle nuove, e dopo una grandissima accelerazione di progresso, prevede una frenata clamorosa.
Le città sovraffolate ed espanse all’inverosimile, sarebbero invivibili, con problemi di traffico, inquinamento e qualità della vita di molto ridotte. Il consumo di suolo sarebbe micidiale.
Le infrastrutture esistenti andrebbero continuamente ampliate e modernizzate con costi enormi e impatti ambientali significativi. L’accesso all’immortalità porterebbe ad un ulteriore aumento delle disuguaglianze sociali, e la disoccupazione sarebbe fuori controllo, con un conseguente e drammatico aumento esponenziale della competizione per i posti di lavoro e di alti tassi di criminalità.
Più che un sogno. Sembra dunque un vero incubo.
Ma poi se per secoli sono morti tutti e tutti ci sono passati prima di noi, come possiamo pensare di cancellare un qualcosa che ci ha reso quello che siamo. Tutti noi siamo nati e tutti, almeno per ora, moriremo.
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Per carità.Un incubo!!!poi dopo le precedenti in particolare ciò che racconti delle esperienze di chi è clinicamente morto,credo sia un "viaggio"da non perdere.....